Oltre la fisica di Star Trek

Corrado Malanga, Alfredo Magenta, Comitato Scientifico del Centro Ufologico Nazionale (CUN)

Premessa.

Il problema dell’esistenza del fenomeno Ufo è intimamente legato al fatto che gli oggetti in questione sono capaci di prestazioni eccezionali.

In altre parole devono in qualche modo, con qualche trucco, viaggiare a velocità transluminari per poter superare grandi distanze tra i luoghi di provenienza e il pianeta Terra, in tempi brevi.

Ma come è possibile superare la velocità della luce?

Noi come quasi tutti i fisici, pensiamo che la velocità della luce sia un limite invalicabile ma siamo anche convinti che gli Ufo, siccome sono qui, sul nostro pianeta, in qualche modo ci dovranno essere pur arrivati!

La filosofia di questo ragionamento parte da un presupposto innegabile che rappresenta la fondamentale condizione al contorno del così detto problema fisico.

Al contrario di alcuni scientisti, contrari all’esistenza del fenomeno fisico ufologico, i quali sostengono che il fenomeno non esiste perché la velocità della luce non si può superare ed in questa ottica nessun alieno potrebbe in tempi utili svolgere attività sul nostro pianeta impossibilitato ad arrivarci in tempi ragionevoli, noi crediamo che...... siccome ci sono.... in qualche modo avranno pur fatto!!!

Sostenere infatti che gli alieni non sono qui poiché non ci possono arrivare è come dire "siccome è impossibile allora non esiste".

Tale visione del fenomeno fisico risulta errata perché non tiene conto delle più banali condizioni al contorno del problema costituite invece dall’evidenza stessa, dall’innegabile evidenza del fenomeno.

L’inaccettabile idea di trasformare la fisica in religione fatta di dogmi ci trova assolutamente in contrapposizione netta con quelle persone che non solo non sono in grado di vedere oltre il loro naso ma fanno vergognare la razza umana di considerarsi intelligente.

 

Come Galileo vede gli Ufo.

Così gli autori di questo articolo hanno deciso, qualche anno fa, di tentare di risolvere il problema della fisica degli Ufo partendo dalle evidenze sperimentali.

La prima evidenza sperimentale che Galileo suggerisce di seguire in una indagine scientifica è l’evidenza testimoniale.

Galileo stesso infatti dice che quando si è individuato un problema fisico da studiare, lo si deve osservare bene per capire come funziona.

Tutto questo in ambito ufologico non voleva dire altro che partire dalle osservazioni testimoniali.

Le testimonianze infatti hanno un valore incredibile poiché, se spogliate di interpretazioni più o meno esoteriche, contengono il fulcro del fenomeno fisico, non come esso è in realtà ma come viene percepito dall’uomo.

Come quindi Galileo percepisce il moto di un pendolo guardando una lampada del battistero di Pisa attaccata all’ampio soffitto, immaginando nella sua mente non come si muoveva la lampada stessa ma relativisticamente, come si sarebbe mossa se si fosse mossa, noi siamo partiti da una serie di osservazioni sperimentali ed abbiamo tentato di metterle insieme in un’unica chiave di lettura.

 

Le evidenze fisiche.

Le evidenze fisiche che in anni di osservazioni testimoniali ci interessavano erano le seguenti:

  1. gli ufo possiedono a volte una parte più scura che sembrerebbe in grado di assorbire tutta la radiazione luminosa.
  2. gli ufo sembrano interagire con i radar producendo effetti di deviazione dalla linearità dell’impulso emesso, fornendo quindi una posizione errata dell’oggetto nello spazio rispetto anche a più segnalazioni radariche e visuali condotte nello stesso istante.
  3. gli ufo producono in vicinanza di materiali terrestri variazioni chimico fisiche strutturali che possono essere spiegate con l’esposizione di tali materiali a scariche di fortissime microonde in grado, tra l’altro, di alterare la cristallinità dei terreni coinvolti in atterraggi presunti.
  4. accanto agli ufo gli orologi sembrano alterare la misurazione del tempo reale.
  5. agli ufo sono associati fenomeni di deviazione di raggi luminosi sia in partenza che in arrivo sul fenomeno fisico, evidenziabili con un effetto Tindall.
  6. gli ufo sembrano a volte cambiar forma contraendosi od espandendosi o contraendo ed espandendo localmente lo spazio-tempo a loro associato.
  7. gli ufo non spostano i fluidi in cui sono immersi (aria , acqua)
  8. agli ufo è quasi sempre associato un moto di rotazione attorno ad un asse di simmetria della struttura che lo caratterizza.
  9. gli ufo non hanno scia.
  10. gli ufo non emettono suono.

Queste dieci osservazioni, tutte molto ben documentate in decenni di osservazioni attendibili, eseguite da piloti di aeronautica militare e civile italiani e stranieri, da agenti di polizia e carabinieri, da guardie di finanza (per quanto riguarda gli Uso in Italia) e da normali cittadini potevano secondo noi essere tutte spiegate in chiave di lettura di fisica relativistica.

Infatti se l’ufo provocava deviazioni dello spazio-tempo che lo caratterizzava, tutti i fenomeni visti sopra divenivano d’un sol colpo spiegabili.

Infatti l’oggetto relativistico a cui è associata una massa è in grado di deviare lo spazio-tempo producendo cambiamento di forma associato al fatto che non è l’Ufo che cambia forma, ma è lo spazio-tempo su cui poggia l’oggetto a contrarsi. Il testimone oculare che non è in grado di percepire che tre dimensioni spaziali avrà l’impressione che sia l’ufo a cambiar forma ma questa sua osservazione sarà relativisticamente viziata dalla sua percezione. I fenomeni di luce deviata trovano anch’essi una spiegazione relativistica basata su fenomeni già perfettamente conosciuti dalla fisica classica e previsti dalla relatività generale. Inoltre diviene spiegabile come il tipo di radiazione usata e la posizione del detector (occhio umano, radar di vario tipo eccetera) siano da mettersi in relazione con la detectabilità dell’oggetto relativistico in moto nel nostro spazio.

Così mentre sarà visibile un oggetto all’occhio del pilota dell’F-16 dell’aeronautica belga ed al suo radar, che hanno evidentemente la stessa posizione nello spazio rispetto all’oggetto da monitorare, così il radar di Glons (Belgio) darà segnalazioni completamente diverse rispetto anche ad un altro centro radar posto a chilometri di distanza dal primo (vedi flap belga 1989-90).

 

Solo i fotoni vanno alla velocità della luce.

Un’altra osservazione interessante era basata sul fatto che se si voleva trovare un modo plausibile per andare alla velocità della luce, dovevamo osservare il comportamento degli unici oggetti che lo sanno fare nel nostro universo: il fotoni.

Non è che il ripetersi di quello che ha fatto Leonardo quando voleva volare: ha guardato e studiato gli uccelli perché erano le uniche creature che a quel tempo lo sapevano fare.

Cosa hanno dunque i fotoni che gli altri oggetti non hanno?

In realtà si scopre che la questione va completamente rovesciata nei seguenti termini: cosa non hanno i fotoni che gli altri corpi hanno e che non li vincola a problemi di velocità?

A questo punto la risposta è spontanea. I fotoni non hanno massa gravitazionale o se ce l’hanno deve essere talmente piccola da contare poco, dice qualcuno.

In termini relativistici, la differenza che c’è nello spingere un camion con rimorchio rimasto senza benzina sull’autostrada e spingere un fotone è evidente. Non ho bisogno di energia per mandare il fotone alla velocità della luce mentre spingere una massa inerziale, una cosa che pesa, fatta di materiale che devia lo spaziotempo è ben altra cosa. Tutte le cose che si manifestano con una massa sono difficilmente spostabili poiché quando si spostano devono portare dietro di sé la buca spazio-temporale che loro stesse provocano.

Un’idea di questo fenomeno si può avere se si pensa di camminare su una rete, come quella che usano i trapezisti al circo quando hanno finito i loro esercizi. Il trapezista quando cammina sulla rete che idealmente è il nostro spazio-tempo, esercita un grosso lavoro, fa fatica poiché porta dietro di se la buca nella rete in cui lui stesso è immerso e che lui stesso produce con la sua massa.

I fotoni, non apparendo come oggetti aventi massa gravitazionale sono come dei pattinatori sul ghiaccio: basta soffiarci sopra e questi si sposteranno.

Una delle misinterpretazioni della teoria della relatività è legata al fatto che gli oggetti in grado di piegare lo spazio-tempo devono dunque interagire fortemente con questo avendo energie potenziali elevate in termini gravitometrici. Di solito si associa questo effetto ad una massa elevata e si associa la massa elevata al fatto che questa sia propria di tanta materia. Il pianeta Giove è talmente grosso da provocare una sensibile deviazione dello spazio-tempo su cui poggia e causare così la variazione di rotta di fotoni che provengono da uno dei suoi satelliti, rendendolo visibile all’occhio umano ancor prima che sia uscito da dietro il pianeta stesso. Se però si pensa al Super Quark ed alla quantità di energia necessaria per spostarlo (Giga elettronvolt!) si capisce come è più facile spostare un Tir sull’autostrada che un oggetto molto piccolo fatto sicuramente di quantità di materia inferiore a quella del Tir stesso.

Possibile che il Super Quark eserciti sullo spazio-tempo una pressione tale da scavarsi una buca così profonda da non avere la possibilità di uscirne?

Qualcuno dirà che la domanda non è pertinente perché nel caso del Super Quark non sono le forze gravitazionali messe in gioco, ma altre.

Secondo il nostro punto di vista e la nostra ipotesi non ci sono forze di diversa natura se non classificate così dall’uomo sulla base dell’intensità della forza stessa. Inoltre la teoria della relatività non prevede forze ma solo deviazioni dello spazio-tempo. Le forze sarebbero viste in realtà come la presenza di buche, di avvallamenti nello spazio-tempo in cui gli oggetti si muovono e la difficoltà di due oggetti nell’allontanarsi sarebbe vista solo come incapacità degli oggetti stessi di uscire dalla buca prodotta dalla vicendevole interazione.

Il Super Quark starebbe incollato alla sua posizione perché chiuso in una buca estremamente profonda che non può essere provocata dalla quantità di materia che lo costituisce, ma da un’effetto gravitazionale completamente sganciato dall’idea della quantità di materia. In altre parole qualcosa fa apparire il Super Quark molto più pesante di quanto non sia e se così è la massa appare essere un effetto assolutamente relativistico sganciato dalla quantità di materia, ma derivante da qualche altro effetto nascosto.

In fondo si trattava di vedere gli effetti fisici in un altro modo; se si voleva unificare la teoria dei campi quindi delle forze non si riusciva a farlo perché in questa descrizione le forze sono diverse e spesso non potevano correlarsi. Bastava pensare invece che l’unificazione andava vista in un’altra ottica. Le forze sono tutte scaturite dalla stessa causa e provocano lo stesso effetto cioè la deviazione dalla linearità dello spazio-tempo.

Unificare i campi vuol dire allora non solo tentare di unificare le forze poiché queste già lo sono, ma trovare quella causa comune che produce forze così differenti.

Se volevamo mandare un oggetto alla velocità della luce dovevamo quindi trasformare l’oggetto in luce facendo scomparire l’effetto massa gravitazionale dell’oggetto stesso. Tutto ciò poteva essere fatto se la massa era qualcosa di apparente ma non di intrinseco all’oggetto stesso.

Un oggetto fatto di fotoni quando si muove alla velocità della luce avrebbe richiesto poca energia, non avrebbe creato effetti devastanti in accelerazione, non avrebbe spostato il fluido in cui si muove perché il fotone con la materia non interagisce, ed avrebbe permesso accelerazioni istantanee.

E siccome le forze dovevano avere tutte la stessa natura, la capacità di deviare lo spazio-tempo, qualcosa legava il fotone cioè il campo elettromagnetico al gravitone cioè alla gravità. Questi due aspetti della realtà dovevano essere quindi intercambiabili tra loro tenendo presenti le leggi della conservazione dell’energia nella sua più ampia accezione.

 

L’ipotesi Super Spin.

Partendo da questa serie di osservazioni abbiamo inteso riscrivere la descrizione del nostro Universo tentando una nuova via che non distruggesse nessuna delle leggi oggi più o meno accertate ma che le inquadrasse in una ottica percettiva differente. Del resto questa operazione era già stata fatta ai tempi di Newton, quando qualcuno aveva detto che la forza di gravità non esisteva perché esisteva solo la deviazione dello spazio di Einstein. In altre parole si disse che non c’era nessuna ragione perché una mela cadesse, cioè fosse attratta dalla Terra se non per il fatto che la mela entrava nella buca spazio-temporale della Terra provocando un effetto che a noi appariva come gravità ma che gravità non era perchè la gravità, come tutte le altre forze, non esisteva più.

Bisognava descrivere tutti gli oggetti dell’Universo con un numero di parametri piccolo e minore del numero delle dimensioni a nostra disposizione per non incorrere in problemi di irrisolvibilità, che sono poi quelli che oggi bloccano la risoluzione del problema.

Lo spazio tempo che noi proponiamo è in realtà un sistema a tre assi. Uno delle energie potenziali, uno dello spazio ed uno del tempo.

Ciascuno di questi assi contiene informazioni su altri tre assi. Sono infatti tre gli assi dello spazio come sono tre quelli del tempo e tre quelli delle energie. Tutti gli assi, sia quelli primari che quelli secondari sono posti ortogonalmente tra loro e descrivono un quarto dello spazio virtuale. La scelta dell’ortogonalità degli assi è puramente formale e la scelta dei tre sottodomini spazio-tempo-energia è dovuta ad un problema di simmetrizzare l’Universo per consentire operazioni geometriche simmetricamente guidate. In questo Universo un punto P è caratterizzato da coordinate ben precise,

 

Figura 1

 

dove OP2=E2 + S2 +T2

ed OP’.cosa = T } da cui S\T =Tga

ed OP’.sena = S }

ed E = OP.senb } da cui E = OP’senb /cosb

ed OP’ = OP.cosb }

OP2 = OP’2 . sen2b/cos2b+ OP’2cos2a+ OP’2sen2a

da cui

(OP/OP’)2 = sen2b/cos2b+ sen2a+ cos2a   da cui

OP2 = [ sen2b/cos2b+ sen2a+ cos2a](T/cosa )2

OP2 = [ sen2b/cos2b+ sen2a+ cos2a] (S/sena )2

OP2 = [ sen2b/cos2b+ sen2a+ cos2a](E/(senb /cosb ))2

da cui

S/E = (sena .cosb )/(senb )

S/T = sena /cosa = tga

T/E = (cosa .cosb )/(senb )

dove per le coordinate di Lorentz

S = (s-v.t) (1-v2/c2)-1/2

T = (t-v.s/c2) (1-v2/c2)-1/2

E = mc2(1-v2/c2)-1/2 - mc2

 

In realtà lo spazio il tempo e l’energia vengono qui misurati con lo stesso ordine di grandezze mentre classicamente il segmento OP e gli angoli alfa e beta indicano rispettivamente la posizione del punto quale distanza dal centro fittizio di coordinare, la velocità e la deviazione dalla linearità dello spazio-tempo.

Ma cosa in realtà definisce un punto nell’Universo oltre la sua posizione spazio temporale?

Le sue caratteristiche energetiche quali campo gravitazionale, campo elettrico e campo magnetico.

Dunque si è pensato di poter definire queste tre caratteristiche dei punti dell’Universo impiegando un solo parametro definito come rotazione.

Si definisce un qualsiasi luogo di punti dell’Universo come un luogo di punti caratterizzato da una rotazione attorno ad un asse qualsiasi, con tre componenti lungo gli assi dell’energia, del tempo e dello spazio la cui somma non è nulla ma costante.

Un vettore darà la descrizione della quantità di rotazione mentre un versore dirà come è inclinato questo asse nel dominio della figura 1.

La direzione della rotazione indicherà anche il tipo di effetto che dobbiamo aspettarci: se la rotazione del punto o del luogo di punti è sull’asse dell’energia avremo un effetto gravitazionale con produzione di piegamento dello spazio-tempo in quel luogo di punti. Tale deviazione sarà proporzionale all’intensità della rotazione mentre il senso orario produrrà effetto di far apparire il luogo di punti come massa gravitazionale. L’inversione del senso della rotazione produrrà dunque antimassa.

Se la rotazione avviene lungo l’asse dello spazio avremo produzione di campo elettrico mentre la rotazione in senso antiorario produrrà anticampo elettrico.

La rotazione del luogo di punti lungo l’asse del tempo produrrà campo magnetico e la controrotazione anticampo magnetico.

Un luogo di punti qualsiasi potrà dunque avere tre componenti rotazionali lungo tre assi e potrà manifestarsi come campo gravitazionale e contemporaneamente come campo elettromagnetico.

Secondo questo modello dunque non esisterebbe nessuna particella subatomica ma un luogo di punti che a seconda del vettore e versore rotazionale ascrivibile al luogo di punti in cui si manifesta la particella fa apparire quest’ultima così come noi la percepiamo in quell’istante.

La particella in effetti non c’è ma c’è solamente il modo in cui essa ruota, il modo in cui dunque si manifesta. La materia e la luce, il campo magnetico e quello elettrico con la gravitazione sono solo stati in cui l’Universo localmente viene percepito da noi osservatori mentre noi stessi, i punti del dominio di figura 1 che caratterizzano i nostri corpi, siamo soggetti alle stesse leggi dando origine al principio di indeterminazione di Heisenberg che dice che tra un’osservabile ed un osservatore nasce uno strano rapporto di perturbazione per cui l’osservatore avrà sempre una visione distorta di ciò che sta guardando.

Così il valore OP/OP’ rappresenta il modulo d’effetto mentre le tre variabili Re = senb /cosb Rs = sena e Rt = cosa sono i versori d’effetto ed insieme moltiplicati (es. [OP/OP’]Re) rappresentano i vettori rotazione.

Per la conservazione della quantità di Spin e delle energie in senso lato si ha che:

Re + Rs + Rt = Costante

Si può pensare dunque di mantenere costante la somma dei tre spin ma di alterare il modulo di qualcuno con opportune leggi di simmetria. Lo spin lungo l’asse dello spazio X del tempo X e dell’energia X possono essere commutati tra loro basta che la loro somma rimanga costante così come le singole componenti Y e Z.

Va sottolineato che se un corpo si muove nello spazio in una direzione ad una velocità e nell’altra direzione ad un’altra velocità si potrà muovere nel tempo X ad una velocità diversa di quella del tempo Y; così è interessante dividere anche l’asse delle energie in tre sottocomponenti che ci aiutano ad analizzare problemi monodimensionali (tre assi) e quelli tridimensionali (nove assi).

Acquista significato fisico diverso il principio di De Broglie per il quale che ad ogni corpo in movimento è associata un onda.

In realtà l’onda a cui è associato un corpo corrisponde a quell’onda che avrebbe quale frequenza, la frequenza di rotazione attorno all’asse di rotazione nel dominio di figura 1.

Ora si può cominciare a comprendere come sarebbe possibile prendere un corpo con massa m cioè con rotazione attorno all’asse delle energie e bloccarne la rotazione attorno a questo asse. Per il principio di conservazione della rotazione dovrebbe comparire rotazione attorno all’asse dello spazio e del tempo. L’effetto fisico a noi visibile sarebbe quello di aver trasformato materia in radiazione elettromagnetica cioè in luce. Ma il trasformare la materia in luce avrebbe proprio ottenuto lo scopo di trasformare cose pesanti in fotoni e basterebbe poco per mandare un fotone alla velocità della luce visto che non possiede massa inerziale o che se la possiede questa sembra trascurabile.

Notare che questo tipo di trasformazione avrebbe sì trasformato la materia in luce ma i singoli aspetti della materia sarebbero rimasti (cariche attrattive e repulsive varie) consentendo alla materia di luce di rimanere aggregata.

Si spiegherebbe ora la non interazione di oggetti volanti non identificati con la materia e gli strani effetti luminosi senza contare le accelerazioni infinite che solo i fotoni possono realizzare.

Effettuato lo spostamento l’oggetto di luce potrebbe ritornare a manifestarsi quale materia ed il gioco sarebbe fatto. Con una tecnica analoga alcuni testimoni dicono di essere passati attraverso pareti di luce semitrasparente in differenti locali di macchine volanti aliene.

Su questa base si potrebbe dare un’interpretazione completamente diversa al dualismo particella onda. Quando infatti alcune interazioni rotazionali a livello perturbativo entrassero in gioco alcune componenti la rotazione totale potrebbero variare trasformando un elettrone in campo elettromagnetico e viceversa. Anche i fotoni in linea di principio potrebbero essere soggetti a trasformazioni in materia carica e non carica.

Ammettendo che la rotazione attorno ad un asse convenzionale non possa superare il numero 3 (per le singole componenti X, Y, e Z) si avrebbero, conservando la quantizzazione dell’energia come nodo inalterabile, molte combinazioni, ciascuna delle quali darebbe luogo ad un aspetto diverso dell’Universo, sotto forma di numerose particelle elementari che divise tra particelle ed antiparticelle, sarebbero migliaia.

Il principio di indeterminazione in nove dimensioni.

Dal nostro punto di vista va completamente ristrutturato il principio di indeterminazione di Heisenberg che ora acquista anche un significato fisico.

L’ indeterminazione infatti è vista come l’incertezza di localizzare su due assi, un punto che ruota attorno ad un terzo asse perpendicolare ai primi due. Un punto che ruota attorno all’asse dello spazio provoca un’incertezza sul tempo e sull’energia pari al doppio del raggio della circonferenza descritta.

Così come esiste un’incertezza descrivibile come D E× D T = h, così esisterà un’incertezza del tipo D S× D T = qualcosa e D S× D E = qualcosaltro.

Le tre incertezze rapresenterebbero le oscillazioni attorno ad un punto nel dominio di figura 1. In altre parole un corpo nello spazio-tempo-energia che a noi appare fermo, va avanti ed indietro nello spazio, nel tempo e nell’energia, attorno ad un valore che ne rappresenta la posizione media.

Per ipotesi si può vedere cosa accadrebbe nel dare corpo a questi due nuovi principi indeterminativi assegnando dei valori sulla base della dimensionabilità delle grandezze messe in gioco e sulla base delle unità di misura più piccole sfruttando le costanti dell’Universo, quali parametri comuni.

Possiamo cosi’ fare le seguenti ipotesi (ricordando che l =c/n ).

D E× D T = h

D S× D T = c/n 2

D S× D E = e× l

Queste considerazioni portano a scrivere quanto segue

D S /D E = c/h× n 2 = (sena .cosb )/(senb )

D S/D T = e× l /h = tga

D T /D E = 1/n × e = cosa × cosb /senb

da cui

D S = l

D E =

D T =

 

Lo spin spaziale e la sua inversione.

Molti sanno che lo spin è una proprietà di alcune particelle come l’elettrone che può avere spin + ½ o – ½ .Cosa accade quando si ha variazione di spin, cioè quando si passa da uno dei due valori quantizzati all’altro?

Non si può pensare che l’elettrone si fermi per un istante quindi cominci a ruotre in senso antiorario, poiché questa visione delle cose va contro il principio di conservazione dell’energia legata allo spin stesso. Infatti, se l’elettrone smette di ruotare, in quell’istante la sua energia non si conserva più in quanto diviene zero!

I calcoli quantomeccanici dimostrano che lo spin varia di ben 270 gradi nel fare questa variazione ma che significato può avere il numero 270 nessuno lo sa.

Uno si potrebbe attendere il valore di 180 gradi o 360 ma 270 non vuol dire nulla di fisicamente misurabile.

In figura 2 il modello mostra come l’elettrone dell’ipotesi SS (Super Spin) non si ferma mai ma varia semplicemente il suo angolo di rotazione in modo continuo, passando dalla rotazione lungo l’asse dello spazio a quella lungo l’asse delle energie (tratto 1-2) quindi dall’asse delle energie a quello del tempo (tratto2-3) quindi dall’asse del tempo a quello delle energie (tratto 3-4) ed infine dall’asse delle energie a quello dello spazio (tratto4-5).

Per l’osservatore nello spazio solo variazioni di rotazione angolata nello spazio saranno visibili e ciò vale a dire che nel primo tratto mi accorgerò solo di una variazione di angolo di 45 gradi (gli altri 45 sono sull’asse delle energie) e nel tratto finale (4-5) vedrò altri 45 gradi di cambiamento.

Tutto ciò in una sola dimensione spaziale cioè quella dello spazio lungo l’asse X. Se su un asse ho visto 90 gradi di rotazione basterà portare il modello in tre dimensioni spaziali ed ottenere il valore previsto dalla teoria di 270 gradi. Questo tipo di osservazione fa supporre che il modello SS possa ritenersi valido almeno quale chiave di lettura alternativa che spiega cose che altri modelli non sono in grado di vedere.

Figura 2

Il problema del superamento della velocità della luce.

Bisogna tener presente che ancora non si è risolto il problema più grosso. Infatti se ora è possibile postulare interazioni luce materia, perché queste due cose sono in realtà la stessa cosa non si può ancora dire di aver risolto il problema delle velocità transluminari necessarie ad ammettere la presenza extraterrestre sul nostro pianeta.

Per far questo la ipotesi SS prevede di ristrutturare l’Universo in base ad alcune semplici considerazioni.

Se l’unica cosa che governa il tutto è rappresentabile come un grado di libertà di rotazione espandiamo questo concetto anche all’intero sistema. Per far questo bisogna collocare l’Universo nello spazio-tempo dal momento della sua creazione a quando tutto finirà.

L’ipotesi di partenza è la seguente.

Al momento della nascita l’Universo dell’ipotesi SS è puntiforme.

Quindi uno schizzo di materia e di antimateria vengono proiettate sull’asse delle Energie in due sensi opposti. Il nostro Universo infatti è disimmetrico ma si può ragionevolmente supporre che la disimmetrizzazione nel tempo diminuisca (terzo principio della termodinamica). Questo vuol dire che l’Universo è nato totalmente asimmetrico. Tuttavia se si pensa che nell’Universo c’è poca materia, pochissima antimateria e quasi tutto vuoto, dobbiamo pensare che sia stata creata più materia ?

O forse è più semplice pensare che ci sia altrettanta antimateria da qualche altra parte ? ed in mezzo anche un asse di simmetria ?

L’universo sarebbe solo localmente non simmetrico ma tutta la creazione avrebbe un centro di inversione e quindi un baricentro energetico.

Come se il Creatore o chi per lui avesse titolato tanta NaOH con altrettanto HCl cioè avesse messo nel reattore che è l’Universo tanta materia e tanta antimateria ma prima che questa si annichilisse dando solo radiazione di fondo e creando un Universo totalmente vuoto abbia spaccato l’Universo in due con un ipotetico colpo di accetta, a metà precisa.

Sarebbero così rimasti due Universi, l’uno immagine speculare dell’altro ma il secondo, fatto di materia, dove il primo era di antimateria.

La materia si sarebbe posta a livelli quantizzati spaziata sull’asse delle Energie, l’unico esistente per il momento.

Dopo un tempo pari al tempo di Planck, un tempo infinitesimamente piccolo per noi e non misurabile a causa dell’indeterminazione di Heisenberg, l’asse delle energie avrebbe cominciato a ruotare e contemporaneamente l’Universo ad espandersi.

Comincia così a scorrere il tempo e si crea l’asse dello spazio.

Nel nostro modello l’Universo si espande con velocità angolare V = D.Fi dove D è la distanza dal centro di rotazione che si muove lungo l’asse del tempo e Fi è l’angolo radiale descritto nell’unità di tempo.

Figura 3

Contemporaneamente il piano universale ruota attorno all’asse delle energie con velocità V = R.omega dove R è la semiampiezza dell’Universo in quell’istante ed omega l’ angolo sotteso dalla rotazione attorno all’asse delle energie.

Si può notare come la quantità di moto dell’Universo rimane sempre la stessa. All’inizio c’è una forte rotazione, attorno all’asse delle energie, di materia che però è poco distante da tale asse mentre alla fine c’è una lenta rotazione attorno all’asse delle energie con materia posta lontano dall’asse stesso.

In quest’ottica non dobbiamo dimenticarci che i punti di materia quantizzata comparsi quando è comparsa la rotazione attorno all’asse E danno luogo ad una serie di Universi paralleli geometricamente e posti a distanza variabile dal centro di rotazione posto sullo scorrere del tempo.

Questi universi sono caratterizzati da contenuti di materia diversi tra loro e diminuenti mano a mano che ci si avvicina all’asse del tempo.

In questi Universi il tempo ed il suo variare sono in comune ma quello che è diverso è la quantità di spazio apparente. In realtà tutto è in scala più piccola dal basso verso l’alto (Vedi figura 3) così la velocità della luce pur essendo diversa, appare a chi è in quell’Universo sempre eguale a chi è in un altro Universo.

In parole povere gli Universi si differenziano per la frequenza di rotazione dei luoghi di punti che li compongono lungo l’asse dell’energia e dello spazio ma non del tempo che è in comune per tutti.

Gli universi non sono posti fisicamente in un altro posto ma sono tutti nello stesso posto ma a noi invisibili perché la frequenza a cui vibra quella che potrebbe essere chiamata materia è fondamentalmente diversa dalla nostra frequenza e quindi a noi invisibile.

E’ come se qualcuno di noi tentasse di vedere le onde radio. Esse ci sono ma noi non le percepiamo visivamente.

In quest’ottica la fine dell’Universo avverrà quando tutti gli Universi saranno così vicini sull’asse delle energie da rendere compatibili le vibrazioni di tutti gli universi che si compenetreranno in quel momento.

Ma in quel momento non ci sarà più materia (Valore sull’asse di E = 0) bensì solo radiazione elettromagnetica che si estinguerà con l’antiradiazione elettromagnetica. Infatti non dobbiamo dimenticarci del nostro sistema speculare che è fatto di antimateria. Mentre il nostro Universo fatto di materia si espande verso l’alto, all’opposto, l’antimateria formerà un cono sempre specularmente eguale a quello formato dalla materia e nello stesso attimo in cui gli Universi di materia si compenetreranno lo farà anche l’antimateria ed insieme materia ed antimateria, trasformati in radiazione ed antiradiazione, si annichiliranno.

L’Universo così finirà di ruotare anche sull’asse del tempo e dello spazio richiudendosi in un punto, come quando si spegne un televisore.

Questo modello però ci permette di fare dei balzi che possono solo in apparenza sembrare transluminari.

Infatti si può ipotizzare di poter saltare da un Universo più basso ad uno più alto seguendo opportune leggi di simmetria.

Secondo noi si può accedere solo ad un punto di un Universo più alto che si ottiene graficamente collegando il punto di partenza con il centro di rotazione attorno all’asse del tempo ( Figura 4).

Infatti il punto di arrivo è l’unico che contiene tutti gli elementi di simmetria di quello di partenza. Per scendere invece, si può decidere di

Figura 4

 

scendere in un luogo di punti coperti da un angolo pari all’angolo sotteso dall’Universo in quel momento cioè l’angolo Fi.

Il salto tra i due Universi paralleli è stato fatto a tempo fermo, come si può verificare dalla figura 3 e quindi l’effetto relativistico ottenuto è quello di scomparire da una parte e ricomparire da un’altra, nello stesso Universo a tempo zero cioè con velocità infinita.

Va sottolineato che l’angolo Fi obbliga il viaggiatore tra un Universo alto ed uno basso a non poter mai uscire dal sistema, rispettando tutti i principi di fisica corrente.

Va altresì sottolineato che, per passare da un Universo all’altro, è necessario modificare istantaneamente la vibrazione di tutti i luoghi di punti del nostro corpo e della macchina volante che ci circonda per renderla compatibile con l’Universo in cui si vuol entrare. Questa operazione va fatta istantaneamente a tempo zero e bisogna conoscere le frequenze vibratorie di almeno un Universo superiore al nostro.

 

Alcune considerazioni sulle costanti universali.

Per chi ha familiarità con il modello proposto è evidente che le velocità di rotazione D.f e R.w sono eguali e sono descrivibili anche con la variazione di energia e spazio nel tempo .

Così possiamo dire che :

e2.c/h

cioè

dove Ka e Kb sono costanti arbitrarie.

sostituendo ai differenziali i valori imposti per i principi di indeterminazione e tenendo conto che le due velocità radiali possono essere al massimo eguali a c, si ottiene

e2.c/h = c2.Ka.Kb cioè

e2/h.c = costante

ma questa costante rappresenta la costante di struttura fine dell’universo che nella nostra ipotesi di SS ha una sua collocazione ben precisa, e per la prima volta anche un significato fisico.

 

Evidenze sperimentali.

Esistono a dire il vero, alcune evidenze che sembrano avallare le nostre ipotesi.

Si tratta di alcuni esperimenti che sono stati fatti in questi ultimi anni e che si basano sul fatto che, facendo ruotare uno o più dischi immersi di solito in un campo magnetico, costruiti non sempre di materiale superconduttore, si ottiene una perdita di peso dei dischi stessi o di materiale posto sopra di essi.

Ci riferiamo in particolare a Podkletonov e Nimes (Physica C. 203, 1992, 441)( ed a Modanese (Max Plank Institute Fur Physik abstract interno MPI-phT/95-44) ed ad una vasta bibliografia di cui possiamo facilmente trovare gli abstract in Internet al sito http://www.padrak.com/ine/RS_REF1.html e seguenti.

Qualche centinaio di lavori scientifici e di libri pubblicati sembrano dire la stessa cosa.

Fate girare un disco metallico, meglio se superconduttore in un campo magnetico ed, ad un certo numero di giri al secondo, si otterrà perdita di peso.

L’ipotesi SS sembra poter spiegare bene quest’effetto in quanto se si prende un disco in cui tutta la materia sia ben ordinata, cioè gli spin dei nuclei degli atomi siano allineati il più possibile nello spazio (un superconduttore quindi), che evidentemente poiché ha un peso, avrà una componente rotazionale lungo l’asse delle energie del dominio di figura 1, e si fa ruotare velocemente sul suo asse geometrico, si provocherà una componente rotazionale nel piano E/S non parallela a nessuno dei due assi.

A questo punto si imporrà un campo magnetico al disco, che nel dominio di figura 1 vuol dire far ruotare il tutto anche sull’asse del tempo, si otterrà un vettore direzionato sul segmento PO con direzione in P.

Abbiamo così creato la stessa situazione che si crea in risonanza magnetica nucleare quando stiamo per cambiare lo spin nucleare da +1/2 a –1/2 e dare così il via ad esperimenti di risonanza magentica.

Nel nostro caso bisogna tener conto che non esistono solo due posizioni del vettore spin ma avendo a che fare con materia sostanzialmente non carica a spin pari (Bosoni) le possibilità sono date dall’equazione 2J+1 con J = 1. Il risultato è chiaramente tre.

Le tre posizioni del vettore sono dunque una lungo il segmento OP, un’altra lungo OP’ e la terza sempre nel piano delle prime due ma a 90 gradi da OP, con componente dell’energia positiva. Se si pensa che a questo punto, come nella risonanza magnetica nucleare si può passare da una situazione all’altra, si può notare come la posizione che riguarda il vettore posto su OP sia descrittiva di una situazione in cui la gravità è annullata e tutta la materia appare come luce.

A questo punto la nostra ipotetica macchina volante diventa fatta di fotoni.

Di particolare interesse sono alcune note scientifiche che dicono quale ipotesi di partenza che il campo elettromagnetico appare sorgente di gravitazione (Hadronic J., 17, 1994, 483) oppure che gli spinnori dello spaziotempo sono legati fra loro e legati al potenziale eletromagnetico (Ph doctor ThesysKenichi Horlie KEK Japan).

Ancora di interesse alcune osservazioni sull’effetto Casimir e velocità transluminari (Science, 272, 1996, 1452).

Sembra inoltre che l’Universo abbia un asse di rotazione Star Tribune, 18 aprile 1997, lavori di Nodiaand di Rochester e Ralston del Kansas pubblicati in Monday in Physical Review Letters 1997.

 

 


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