NON UMANO, MA VIVENTE

 

Credibilità biologica e coerenza degli aspetti clinico-anatomici propri

della presunta creatura aliena ripresa nel Santilli Footage.

 

di Umberto Telarico e Walter Radica

 

Premessa della Redazione

Con la pubblicazione di questo esteso studio analitico da parte dei nostri colleghi del CUN di Napoli, si intende mettere in luce l'aspetto più importante del filmato reso noto nel 1995 da Ray Santilli: la natura biologica dell'essere sottoposto ad autopsia. Lo studio ha impegnato tutto il gruppo di ricercatori partenopei coordinati da Umberto Telarico. Il risultato del loro lavoro è, a nostro avviso, importantissimo. Si tratta del più approfondito esame della materia sino ad oggi pubblicato nel mondo. I filmati sono tre: il cosiddetto "Tent Footage", la 1a e la 2a autopsia degli esseri del Santilli Footage. Il nostro studio ha come oggetto la 2a autopsia, che è, d’altronde, anche l’unica divulgata al grande pubblico. Le più comuni critiche mosse contro questo filmato vertono sul fatto che le caratteristiche anatomiche del presunto alieno siano "troppo umane" per appartenere ad una creatura extraterrestre. Noi crediamo che tale spiegazione sia dovuta alla superficialità di chi l'ha espressa, portandolo inevitabilmente, quindi, a ritenere che un possibile alieno debba necessariamente essere qualcosa di assolutamente inimmaginabile e sicuramente del tutto diverso da noi. Questo non lo si può escludere a priori con sicurezza, però quello che si può certamente affermare è che, secondo molti ricercatori e scienziati di chiara fama internazionale, la forma biologica "umanoide" è quella che dovrebbe contraddistinguere la maggior parte delle possibili culture extraterrestri presenti nell’universo. 

Un modello funzionale: l'uomo

Si può iniziare citando, ad esempio, l'opinione del professore americano Frank Drake, del centro di astronomia della Cornell University, leader nel campo della biologia matematica. Drake nel 1980, in occasione del convegno di Parigi sulle "Civiltà Extraterrestri", ha dichiarato: ‹‹ ...anche sul piano anatomico ci sono buone possibilità che le creature extraterrestri assomiglino all’uomo. È naturale che una mano debba permettere di maneggiare gli utensili e le armi necessarie; si deve pensare che il corpo sia sormontato da una testa, poiché è così che la visuale è ottimale; è naturale che la testa sia munita di due occhi, in quanto la visione binoculare è molto più vantaggiosa sia sotto l’aspetto funzionale che pratico (la percezione precisa della profondità grazie all’effetto stereoscopico N.d.R.). Infine, una bocca vicino agli occhi per nutrirsi senza difficoltà. Soltanto il naso potrebbe avere, dal punto di vista posizionale e funzionale, caratteristiche diverse, o addirittura essere assente ››.

C’è poi il dottor Ted Stephens che ha condotto un brillante studio sugli schemi evolutivi degli esseri viventi. Egli si è basato sulle leggi della biochimica terrestre, arrivando alla conclusione che l’intelligenza si evolve per mezzo della tecnologia e viceversa, e quindi se si parla di pianeti simili alla Terra, l’intelligenza non può svilupparsi se non in creature di forme e misure almeno simili a quelle umane, cioè esseri bipedi dotati di braccia e testa strutturata come la nostra: praticamente è arrivato alle stesse conclusioni del professor Drake.

Il paleontologo canadese Dale Russell è dell’opinione che se non vi fosse stata l’estinzione dei dinosauri, da questi si sarebbe evoluto un essere che comodamente si sarebbe potuto definire "Homosauro" (Foto 1), le cui fattezze, ricostruite a grandezza naturale nel Museo di Scienze Naturali di Ottawa in Canada, sono quelle di un essere umanoide, ma con caratteristiche prettamente da rettile. Il tutto è partito dallo studio di alcuni fossili di un dinosauro, lo "Stenonychosaurus", che aveva un indice di intelligenza relativa (grandezza connessa al volume e alla massa cerebrale), pari a 0.3. Quest’indice, paragonato al 7.5 della specie umana, appare piccolo ma, unito alle altre caratteristiche peculiari di questa specie di dinosauro, dà un quadro chiaro delle sue potenzialità.

Esso aveva il pollice parzialmente opponibile alle altre due dita presenti alle estremità degli arti superiori, probabilmente una vista stereoscopica, caratteristiche, queste, che gli davano un enorme vantaggio sulle altre creature. Russell quindi, applicandoopportunamente le leggi dell’evoluzione al fine di modificare il corpo dell’animale, è arrivato ad un modello che definisce plausibile nella struttura generale

In effetti, studiando l’evoluzione, soprattutto quella cranica, dei nostri progenitori, si nota che caratteristiche quali l’aumento del volume della scatola cranica e la perpendicolarità facciale, sono direttamente connesse alle strutture tipiche di un essere in grado di manipolare oggetti (e costruirne) e di camminare in posizione eretta.

 

Frutto di un'altra evoluzione.

Alla luce di tutto ciò, se si ritiene logico che le caratteristiche sopra citate si evolvano ulteriormente di pari passo con l’aumento dell’intelligenza, e quindi delle conoscenze tecnologiche, non appare tanto assurda la possibilità, peraltro del tutto teorica, che l’essere del filmato sia innanzitutto un essere vivente, appartenente ad un’altra specie e che possa far parte, in ultima analisi, di una civiltà più progredita della nostra, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche da quello evolutivo e quindi biologico. Naturalmente non è opportuno saltare subito alle conclusioni, per cui si cercherà di dare un approccio analitico a tutta la questione, affrontando nella maniera migliore tutte le possibilità del caso.

È quindi giusto iniziare con la descrizione degli aspetti puramente anatomici della creatura, elencandone le caratteristiche principali:

Molti degli "esperti ufficiali", di volta in volta interpellati, hanno affermato che le differenze anatomiche sopra elencate sono riconducibili all’effetto su un essere umano di specifiche patologie cromosomiche, in aggiunta ad alterazioni della struttura scheletrica a livello dell’apparato cranico-facciale, oppure il risultato di un’esposizione incidentale o intenzionale, sempre di un essere umano, ad agenti chimici od a radiazioni ionizzanti. Ma tutte queste congetture si sono dimostrate inverosimili, poiché i risultati sarebbero di gran lunga più disarmonici e devastanti di quelli che invece si riscontrano nell’essere. Senza considerare poi che se si volessero analizzare le patologie umane che portano ad avere deformazioni simili a quelle notate si arriverebbe ad un risultato a dir poco assurdo: gli esseri in questione (è determinante sottolineare il fatto che gli esseri eventualmente colpiti sarebbero due) dovrebbero quantomeno essere affetti contemporaneamente da diverse delle seguenti patologie:

 

Nome della patologia

Caratteristiche 

Sindrome di Turner

Impedisce lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, sesso cromosomico maschile, aspetto femminile, collo a vela, bassa statura. 

Sindrome di Klinefelter

Pubertà ritardata, sesso cromosomico femminile, aspetto maschile. 

Sindrome di Down

Caratteri somatici da "mongolo", collo possente, modifica della struttura della mano. 

Sindrome del Grido del gatto

Formazione di una larga plica cutanea ai lati del collo detta pterigio. 

Idrocefalia

Ingrossamento del volume cranico per accumulo di liquor cefalo-rachidiano. 

Cranio bifido

Lacuna congenita della teca cranica. 

Macrocrania (detta Elefantiasi)

Ingrossamento delle ossa della testa. 

Macrocefalia

Aumento patologico del volume cerebrale, e quindi del cranio. 

Dolicocefalia o Scafocefalia

Allungamento orizzontale del cranio. 

Acrobrachicefalia

Cranio molto ampio nella parte entero-posteriore. 

Trigonocefalia

Restringimento ad angolo della parte anteriore del cranio. 

Disostosi cranio-facciale di Crouzon

Acrobrachiocefalia unita al "naso a rostro". 

Ipertelorismo

Ampia separazione degli occhi e ponte nasale appiattito e retratto . 

Acromegalia

Eccessiva produzione di ormone "della crescita" che provoca un accrescimento dei tessuti molli ed ispessimento osseo. 

Progerie

Sindrome (rarissima) di invecchiamento precoce dell’intero organismo umano; colpisce quasi esclusivamente soggetti di sesso maschile. 

Polidattilismo

Presenza di più dita o alle mani o ai piedi (mai contemporaneamente).

 

Fra queste si può citare, per tutte, l’incidenza sulla popolazione mondiale della sola Sindrome di Turner che colpisce, mediamente, ogni anno nel mondo circa 20 individui. Nel caso, quindi, dei filmati dovremmo trovarci di fronte al primo e unico caso conosciuto al mondo di Sindrome di Turner manifestatasi su individui gemellari, il che è assurdo sia dal punto di vista probabilistico che da quello medico-scientifico, poiché un caso patologico del genere avrebbe avuto un importanza tale da rendere necessaria almeno una menzione nelle letterature mediche, il che non è accaduto affatto.

Per quanto riguarda poi l’ipotesi che il presunto alieno del filmato possa essere stato in realtà un essere umano soggetto ad esperimenti con agenti chimici mutageni e/o radiazioni ionizzanti, la casistica a nostra disposizione ci può far pensare a esperimenti effettuati nell’ambito di qualche stupido e criminale progetto segreto di ricerca finalizzato, per esempio, alla realizzazione di nuove armi

, basate sull’uso di agenti chimico-batteriologici, o a sperimentazioni di armi nucleari, cose, queste, effettivamente già avvenute in passato come anche oggi. In questo caso, però, gli effetti degenerativi e mutageni manifestatisi sull’uomo , noti e documentati, sono ben più devastanti e degenerativi delle caratteristiche riscontrate sui due esseri "alieni" oggetto della presente analisi.

Le caratteristiche anatomiche esterne del soggetto in questione, come si è già detto, sono, nell’insieme, armoniche e proporzionate fra loro, pur presentando nel contempo caratteristiche peculiari di rilievo tutt’altro che illogiche o che si possono definire appartenenti ad un "nonsense biologico", come per esempio ha affermato il Dott. Baima Bollone durante la trasmissione "Misteri"

. C’è da dire, comunque, che la stragrande maggioranza di medici, chirurghi, e patologi che hanno avuto modo di visionare il filmato nella sua interezza, fra i quali anche lo stesso Dott. Baima Bollone, ha concordato sul fatto che l’essere in questione é il cadavere di un essere vivente.

Andando ad analizzare la struttura organica che si evidenzia nell’apertura dell’addome e della gabbia toracica dell’essere (anche se fra breve vedremo che è sicuramente più corretto parlare di "scudo" o "placca" toracica), si nota come gli organi interni sono quanto meno anomali per struttura e posizione, il che, rimanendo nell’ipotesi "patologica", aumenterebbe ancora di più il numero di patologie contemporaneamente presenti su due individui simili, cosa che probabilisticamente è pressoché impossibile.

Date per assunte queste premesse, si tenterà di dimostrare ora che quelle caratteristiche, che a prima vista sembrano differenze anatomiche senza senso, potrebbero essere invece proprie di un essere vivente più evoluto rispetto a noi umani.

Per quanto possibile, si cercherà, quindi, di analizzare le strutture anatomiche esterne, successivamente le ferite presenti sul corpo dell’essere, ed infine la struttura degli organi interni.

 

Strutture anatomiche esterne

 

Fuoriuscita di sangue

La prima differenza sostanziale che si nota all’inizio dell’autopsia vera e propria è che nell’incidere la cute da parte del chirurgo vi è una fuoriuscita copiosa di sangue, il che sarebbe anomalo in un soggetto umano normale, solo nel caso in cui l’intervento d’espianto fosse eseguito dopo almeno 48 ore dal momento del decesso. Questo, in termini di medicina umana, può essere spiegato o con il fatto che l’espianto sia stato effettuato a distanza di un paio di ore dal decesso, o con l’assenza, nel sangue della creatura, delle strutture tipiche di quello umano quali ad esempio la trombina. Questa, infatti, trasforma il fibrogeno in fibrina, la quale imbrigliandosi alle piastrine genera il coagulo che si forma in tempi molto brevi ed indipendentemente dallo stato dell’individuo (vivo o morto). Si potrebbe spiegare, ancora, con il sussistere di un ulteriore patologia quale l’emofilia (che porta alla carenza di una particolare globulina, detta antiemofilica), che porta ad un ritardo o all’assoluta mancanza di coagulazione.

 

Mancanza del rigor-mortis

Si nota, poi, che l’essere non presenta il caratteristico rigor-mortis. Questo si manifesta in soggetti normali iniziando dai muscoli della faccia dopo 2-3 ore dal decesso, estendendosi poi agli arti superiori ed al tronco dopo 6-8 ore, generalizzandosi dopo 48 e risolvendosi dopo 2-3 giorni. La mancanza del rigor-mortis potrebbe rendere coerente anche l’assenza di coagulazione del sangue nei tessuti, suffragando o l’ipotesi che l’essere sia deceduto da poco tempo, o che vi sia una composizione del sangue carente delle strutture sopra menzionate, o ancora che la struttura di questo sia completamente diversa da quella tipica degli esseri umani.

 

Scudo toracico

Nell’apertura del torace dell’essere con un’incisione detta ad "Y", la prima cosa che risulta evidente è la struttura delle ossa toraciche. Queste non sono organizzate, come in un soggetto umano normale, nella caratteristica "gabbia" toracica formata appunto da costole collegate ad uno sterno anteriore, bensì ha la forma di una vera e propria "placca ossea" con andamento bombato in corrispondenza della zona dove ci aspetteremmo uno sterno , e rialzato in prossimità del suo bordo inferiore . 

 

Addome

Prima, ed anche dopo, la rimozione della placca ossea toracica, si nota un organo in posizione centrale rispetto al bordo inferiore di questa. Tale organo occupa più o meno il posto dove in ambito umano vi dovrebbe essere il fegato, ma in realtà è ben diverso da un fegato sia per dimensioni (più grande di un fegato normale), sia per la sua consistenza che gli conferisce un'apparente rigidità e nel contempo una superficie particolarmente riflettente, tutte cose assolutamente inusuali in un fegato di un soggetto umano normale. Da queste caratteristiche (scudo osseo rialzato in prossimità del suo bordo inferiore e voluminoso organo centrale) ne consegue logicamente un’altra. La forma dell’addome, di fatti, definibile in termini medici come "completamente teso ed arrotondato", ora ha ragione d’esserci in quanto riveste un torace fatto nel modo sopra descritto, e contiene un organo molto voluminoso, e non (come qualcuno aveva proposto) esclusivamente dovute a lesioni interne da sconquasso e/o a causa della formazione di gas nell’addome in seguito a processi di decomposizione.

 

Il cranio

A questa conformazione strutturale dell’addome, noi pensiamo si possa associare la sproporzione della parte posteriore del cranio. Quest’ultima è evidente nelle riprese laterali effettuate dal cameraman, che fanno notare una notevole distanza fra il collo dell’essere, disteso in posizione supina sul tavolo autoptico, ed il piano del tavolo stesso. In aggiunta a ciò, si nota anche una piega di tessuto epidermico sotto il mento dell’essere, come se l’inclinazione assunta da tutta la testa sia la massima raggiungibile in quella posizione. Quindi, se si considera che in un essere umano normale posto nella stessa posizione, la parte posteriore del collo poggia quasi totalmente sul piano d’appoggio, si deduce chiaramente che la parte posteriore del cranio dell’essere è molto sviluppata e nel complesso sporgente. La relazione fra forma dell’addome e sviluppo eccessivo della parte posteriore del cranio potrebbe sembrare senza senso mentre, invece, non lo è. Nell’evoluzione umana, infatti, è noto come la posizione del cranio, le sue dimensioni e la sua distribuzione rispetto ai condili occipitali (strutture ossee poste alla base del cranio e punto di appoggio del cranio stesso sulla prima vertebra cervicale) vedi tavole 11, e 12,

siano state determinate e determinanti per le modifiche strutturali di tutto il corpo.Quindi la nostra ipotesi è che la prominenza addominale, che come abbiamo visto è principalmente strutturale e non dovuta essenzialmente a cause derivanti dal decesso, serva a bilanciare in realtà la sproporzione posteriore del cranio, al fine di una posizione eretta di tutto il corpo (un po' come, del resto, si riscontra con la coda dei Tirannosauri che fungeva da contrappeso per l’enorme testa sbilanciata in avanti dell’animale). Adottando, ora, una tecnica usata dai paleontologi per verificare proprio la postura del corpo dei primi ominidi, si può tracciare, approssimativamente, un asse che dai condili occipitali scenda perpendicolarmente fino ai piedi dell’essere in posizione eretta. Facendo ciò, si nota come questa ipotetica retta cada fra i piedi dell’essere in questione passando pressappoco per il baricentro del suo corpo, assicurandogli così un postura eretta. Questo dimostra, quindi, che la prominenza addominale e quella della nuca dell’essere, siano funzionali l’una all’altra ai fini della sua presumibile posizione eretta.

 

La freccia tratteggiata, diretta verso il basso, indica approssimativamente la posizione del centro di gravità di ciascun cranio; la freccia continua, diretta verso l’alto, indica la posizione dei condili occipitali tramite i quali il cranio si articola sulla colonna vertebrale. Tavola 11

E' da osservare che, mentre i condili si sono progressivamente spostati in avanti dall’antropomorfa (A) all’uomo attuale (D) attraverso l’Australopithecus Africanus (B) e l’Homo erectus (C), la posizione del centro di gravità del cranio si è spostata all’indietro, con la progressiva espansione della scatola cranica e la progressiva riduzione delle dimensioni di denti, mandibola e mascella, fino all’uomo moderno, nel quale la linea del centro di gravità e i condili sono quasi coincidenti. Quindi non è difficile pensare che la struttura del cranio della creatura in esame (E) sia il risultato di un’evoluzione simile a quella umana, e rispetto a questa, quindi, la creatura si può considerare più evoluta di noi. (vedi tavola 11)

 

Tavola 11

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Nella postura quadrupede di una scimmia antropomorfa come il gorilla (a sinistra) l’asse di gravità cade fra gli arti anteriori e posteriori. Nella stazione dell’uomo (al centro) l’asse della massa corporea (o "centro di gravità") corrisponde a un’ideale linea che si estende dai condili occipitali, passando in prossimità della colonna vertebrale attraverso l’articolazione coxo-femorale fino ai piedi. Nella creatura del filmato di Santilli (a destra) l’asse della massa corporea cade ugualmente fra gli arti inferiori, ma solo in ragione di un bilanciamento del peso posteriore del cranio da parte dell’addome prominente. In rosso sono evidenziate le difformità esteriori più evidenti e molto probabilmente in concorso per la presumibile postura eretta dell’essere.

 

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Mancanza di ombelico

Come già detto, non si è notata la presenza di un ombelico. Se questa conclusione non fosse dovuta esclusivamente alla mancanza di definizione del filmato, sarebbe una conferma in più almeno della notevole differenza della creatura in esame da un essere umano, questo sempre nell’ipotesi che il filmato sia autentico. Qualora, invece, l’ombelico fosse presente, ma del tutto invisibile attraverso un esame "a distanza", si dovrebbe pensare che l’essere sia appartenente ad una classe definibile mammifera, considerando, come già detto, che sono visibili anche i capezzoli poco marcati e dei seni appena accennati.

 

Assenza di peli

L’assenza di peli su tutta la superficie corporea, anche sull’ipotetico organo genitale, può essere verosimile nell’ambito della teoria che vedrebbe l’essere un organismo umanoide molto evoluto, o almeno più evoluto di noi. Infatti è noto come la presenza copiosa di peli su tutto il corpo nei primi ominidi era dovuta a quel complesso sistema di autodifesa naturale caratteristico dei primi "uomini" molto poco evoluti. La presenza di questi, poi, sugli organi genitali era connessa anche alla riproduzione, basata essenzialmente sull’istinto, poiché la loro presenza garantiva la permanenza dell’odore causato dalla produzione di determinati fero-ormoni aventi la specifica funzione di richiamo sessuale. Con l’evoluzione, poi, la presenza dei peli è diminuita fino alla quantità che oggi è presente, più o meno, in tutti noi. Quindi, ragionando come si è già fatto per la spiegazione della conformazione del cranio dell’essere, si riscontra anche in questo caso una caratteristica che trova una sua collocazione logica all’interno di una teoria che vorrebbe l’ "essere" in questione molto più evoluto di noi dal punto di vista biologico, e quindi non più legato a quei richiami sessuali istintuali (aventi fini di incremento procreativo) caratteristici degli esseri meno evoluti quali noi siamo. Tutto ciò, però, non ci dà subito ragione di pensare necessariamente ad un’origine extraterrestre dell’essere, ma senz’altro fa aumentare le possibilità che quest’ultima possa essere un’ipotesi quanto meno ragionevole, dando sempre per assunta, ovviamente, la premessa che la forma più logica, degli esseri viventi presumibilmente esistenti nell’universo, sia quella umanoide.

 

Gli occhi

La struttura degli occhi è particolarmente interessante. La colorazione omogenea nera, come anticipato prima, non è dovuta ad una caratteristica propria dell’occhio, come dall’analisi visiva della prima parte del filmato può sembrare, ma è propria di una struttura sovrapposta (simile ad una pellicola morbida traslucida) che non fa parte dell’essere. Appare chiaro, infatti, come questa sclera, in seguito alla sua asportazione, sia completamente slegata dai tessuti circostanti delle palpebre, sia apparentemente più simile ad una sorta di "lente a contatto protettiva", del tipo di quelle in lattice usate oggi per fini estetici o correttivi. Quest’osservazione ci porta necessariamente a due conclusioni logiche:

Essendo la lente disposta in tutta la cavità oculare ed avendo per margini la palpebra inferiore e quella superiore, se ne deduce che essa non aveva alcun tipo di mobilità come in un occhio di un essere umano normale. Si potrebbe dedurre ancora che un occhio così fatto manchi, o non abbia bisogno, di lubrificazione, che come sappiamo negli esseri umani normali è legata a movimenti istintivi della palpebra superiore, al fine di distribuire il secreto delle ghiandole lacrimali su tutto l’occhio.

La sclera, poiché di colore scuro, doveva avere una funzione protettiva assimilabile a quella assunta dai nostri occhiali da sole. Questo potrebbe essere confermato dalle grandi dimensioni di quella che probabilmente è una pupilla.

Queste considerazioni ci inducono a ritenere che un occhio così fatto è il risultato di un adattamento ad un ambiente con poca luce (basti pensare, per esempio, alle dimensioni degli occhi dei gufi che, per adattamento alle condizioni di vita notturna, hanno sviluppato grandi globi oculari con pupille enormi). È quindi logico pensare che esseri abituati ad un ambiente con poca luce, abbiano bisogno di strutture protettive qualora si trovino in un ambiente estremamente più illuminato come quello terrestre.

 

Le ferite

 

Ferita alla gamba

Altra caratteristica interessante è l’aspetto della vistosa lacerazione che si riscontra sulla gamba destra dell’essere. I contorni della ferita sono netti e si nota una diversa colorazione del tessuto circostante, riconducibile a quella prodotta da un ematoma o da un’ustione profonda. La ferita lascia scoperto l’interno della coscia mettendo allo scoperto parte di una struttura organica più rigida e di un colore più chiaro del tessuto circostante, simile ad una struttura ossea similare per posizione, dimensione e colorazione ad un femore umano. La ferita, nell’insieme, dà l’impressione di non essere stata causata da una normale ustione (come dai più, invece, è stato avanzato), ma a nostro parere sembra essere stata causata da qualche tipo di acido o esposizione ad una radiazione di qualche tipo. Le motivazioni che hanno portato a questa conclusione sono state desunte considerando la precisione dei bordi della ferita (se la causa fosse stata un’ustione, difatti, si sarebbero avuti contorni meno netti e fenomeni di rigonfiamento e carbonizzazione dello strato dermico direttamente esposto nelle zone circostanti), e inoltre dall’apparente mancanza di "massa carnosa" all’interno della lacerazione stessa, tanto da far apparire la gamba interessata identica a quella sana, ma mancante del tessuto connettivo in corrispondenza della ferita (se la causa fosse stata essenzialmente traumatica in conseguenza di un impatto contro una qualche struttura compatta di qualche genere come travi, pannelli di tipo metallico o di altro tipo, la zona interessata dalla vasta lesione esposta si sarebbe presentata come spappolata e sicuramente, nel complesso, molto diversa da come appare la coscia integra). Un’altra ipotesi potrebbe essere quella che tale lesione esposta, non fosse così come si presenta nel filmato. Potrebbe darsi che la gamba dell’essere sia stata oggetto di qualche animale da preda (come coyotes, etc.) che ne potrebbe aver divorato le carni scoperte. D’altronde quest’ultima ipotesi ci sembra essere un po' forzata in quanto l’essere in questione, stando alle testimonianze raccolte a posteriori fino ad oggi, sarebbe stato ancora vivo al momento della cattura. Nell’insieme, quindi, la coscia destra sembra essere stata come corrosa da qualcosa (o al massimo divorata da qualche animale), ma questo sempre nell’ipotesi in cui i tessuti dell’essere in questione abbiano una struttura bio-clinica simile a quella umana. Nell’ipotesi in cui, invece, l’essere sia realmente un alieno la cui biologia complessiva sia basata su composti chimici diversi dai nostri, si può anche ipotizzare un diverso comportamento dei tessuti in seguito ad un trauma e/o ustione di qualche genere, e quindi la ferita così come si presenta, si può prestare ad innumerevoli altre ipotesi generative.

 

Ferita alla mano destra

Un altra vistosa ferita è quella alla mano destra, che appare decisamente recisa al 90% (si nota, infatti, che solo un piccolo lembo di tessuto connettivo collega ancora la mano all’avambraccio). Su questa ferita non c’è molto da dire dal punto di vista clinico-medico, ma c’è da fare la seguente osservazione: nell’ipotesi in cui il filmato sia un falso, o meglio che l’essere del filmato sia un manichino (probabilità praticamente nulla), o che sia per così dire "un assemblato" di diverse parti di animali o ancora, nell’ipotesi molto più macabra, di un "assemblaggio" di parti diverse di cadaveri umani, il particolare della mano "scollegata" e quindi possibile indizio di una frode, non sarebbe stato tralasciato in modo così evidente. Considerando poi il fatto che la mano in questione presenta sei dita, la prima cosa che si penserebbe (e qualcuno a ragione l’ha pensato!) è che sia una mano finta apposta in maniera posticcia all’avambraccio. Ora come è concepibile che in un falso (qualora lo fosse) così bene architettato si presenti un errore così vistoso? La nostra ipotesi in merito è che la mano destra, come la coscia destra, e da un’analisi approfondita del filmato anche l’ascella destra, sia stata interessata da un trauma dovuto ad un impatto violento ma non del tutto distruttivo, che ha provocato ematomi in tutto il corpo dell’essere ed ha provocato le ferite finora considerate, in cui l’unico aspetto che stona è l’estrema precisione del taglio della mano. A sostegno di quanto finora detto riguardo la mano, poi, vi è anche un particolare che si evidenzia da pochi fotogrammi del filmato. In questi fotogrammi (quelli inerenti al momento in cui i dottori prelevano del tessuto dalla ferita della coscia), vi è un’immagine ravvicinata della mano recisa in cui si nota in sezione il taglio della mano dove è presente abbastanza chiaramente, una divisione netta fra il tessuto dermico ed una parte sottostante di maggiore spessore. L’impressione complessiva, quindi, è quella di una mano fatta di tessuti (e presumibilmente da una struttura ossea) parzialmente recisa in modo molto netto.

 

Ferita al cranio

Meno vistosa delle altre, è la ferita che si riscontra sul cranio nella zona temporale sinistra dell’essere. Questa appare per lo più come un vistoso ematoma circolare, con una zona centrale più scura perché, molto probabilmente, corrispondente ad una lesione ossea infossata. Molti l’hanno citata e sostenuta a suffragio della versione dei fatti che vorrebbe uno degli esseri alieni ritrovati a Magdalena (regione di Socorro, New Mexico), ucciso con un colpo di fucile alla testa (tesi del prof. Baima Bollone), oppure deceduto in seguito ad un colpo inflitto con il calcio dello stesso (versione del cineoperatore ÒJack BarnettÓ). Noi riteniamo che non sia troppo plausibile l’ipotesi che vuole tale depressione fronto-parietale il foro d’entrata di un colpo di fucile sparato alla testa dell’essere, e ciò per almeno due motivi:

Stando a quelli che sono stati i racconti di alcuni dei testimoni presenti al recupero dell’UFO schiantatosi a Roswell, uno degli esseri alieni sarebbe stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla testa, conseguenza di una sua reazione di difesa (del tutto naturale) al tentativo di cattura da parte dei militari USA. È quindi verosimile che il colpo sia stato esploso a bruciapelo, il che avrebbe fatto letteralmente andare in frantumi il cranio dell’essere, vista anche la notevole potenza dei fucili in dotazione ai militari in quel periodo;

Se fosse realmente un foro, si sarebbero dovute osservare delle tracce di sangue fuoriuscito dal foro stesso, tenendo conto anche della copiosa fuoriuscita di sangue notata nell'incisione della cute. Non si può, infatti non considerare che l’essere, se colpito da un colpo di fucile, doveva essere necessariamente vivo per motivarne l’azione (sparare su un cadavere non avrebbe avuto senso), e che l’incisione della cute è avvenuta invece su un corpo evidentemente morto.

In ragione di quanto detto, non è logico pensare che la ferita in questione sia un foro di proiettile, per l’evidente illogicità incontro alla quale si andrebbe non considerando l’evidente mancanza di sangue sulla ferita in questione, o almeno nelle sue vicinanze. Un’obiezione più che logica può essere quella che gli addetti al recupero dei corpi, abbiano, per qualche motivo a noi sconosciuto, pulito la ferita. Oppure, obiezione ancora più logica e doverosa, potrebbe essere quella che tira in causa la possibile natura non terrestre (o almeno non umana) dell’essere e che quindi l’assenza di sangue e la mancata frantumazione del cranio in seguito al colpo di fucile, siano motivabili la prima con una differenza organica non ben definibile, e la seconda con una particolare solidità ossea della parte interessata dal colpo. Quest’ultima motivazione, potrebbe trovare suffragio in riferimento a quanto si dirà fra breve per l’asportazione della cassa toracica e della calotta cranica. Può però ritenersi ancora valida l’ipotesi del colpo inferto con il calcio del fucile.

 

Gli organi interni

 

Strutture presenti al livello del collo

Dopo l’asportazione della placca ossea costale, il chirurgo passa ad analizzare le strutture presenti al livello del collo.

Vi è, quindi, un particolare nel filmato che ci sembra essere di notevolissima importanza nella determinazione della notevole differenza che si riscontra maggiormente a livello dei visceri fra l’essere esaminato ed un essere umano normale. Si nota, in una ripresa molto ravvicinata anche se poco definita, che il chirurgo prende fra le mani, nella zona del collo, una struttura (che escludiamo con una certa sicurezza sia una di quelle identificate come dei muscoli mastoidei), che per posizione e forma si direbbe un’arteria ma dalla quale, recidendola, si nota come non fuoriesca assolutamente sangue, cosa che logicamente ci saremmo aspettati da una struttura simile. Soprattutto sarebbe stata una cosa plausibile anche per il fatto che, prima, già solo incidendo l’epidermide, si era notata quella copiosa fuoriuscita di sangue. Il fatto che una struttura del genere, e si fa presente che se ne intravede una seconda sul lato sinistro del collo, in quella posizione del corpo non sia adibita al trasporto di sangue (o qualcosa di simile), ci induce a ritenere che questa struttura faccia parte o dell’apparato respiratorio o di quello digestivo, o in qualche modo connesso all’alimentazione (una sorta di esofago per esempio). Questa differenza sostanziale induce a pensare ancora una volta di trovarci di fronte ad un essere essenzialmente umanoide, ma nel contempo con differenze organiche e morfologiche molto pronunciate, soprattutto a livello degli organi interni.

 

Il cristallo

Vi è poi una struttura (non si sa se organica o meno) che viene estratta dal chirurgo dalla cavità toracica del presunto alieno, la quale, per posizione ed aspetto complessivo, sembra un cuore; in realtà la struttura asportata appare come un qualcosa di rigido avente una consistenza simile a quella ossea o al massimo a quella cartilaginea, con la forma di punta di freccia, di aspetto levigato con un grado di rifrangenza simile a quello di un "cristallo". Finora, non sono state formulate ipotesi sulla sua natura e la sua funzione organica. Noi possiamo solo suggerire che qualora l’organo da cui è stato estratto tale "cristallo", abbia avuto la funzione del nostro cuore, l’oggetto in questione potrebbe forse essere un qualche tipo di valvola cardiaca o una sorta di pacemaker, avente la funzione di stabilizzare e/o amplificare determinate funzionalità organiche e metaboliche della creatura in studio. È bene precisare, però, che queste nostre ipotesi non sono suffragate da nessun altro elemento di concretezza. Un ultimo dato a riguardo di non poco interesse è quello che, anche in una sequenza del già citato "Tent Footage" (filmato della tenda), è stata riscontrata la presenza di un’analoga struttura anche se in quest’ultimo caso la creatura che vi appare è somaticamente molto diversa da quella del Santilli Footage, oggetto del nostro studio.

 

La dissezione: il fegato o i polmoni

I chirurghi, poi, procedono ad una vera e propria dissezione (sul cadavere dell’essere) degli organi interni e al loro successivo espianto, forse finalizzato ad una mera catalogazione per fini di studio, il che è altresì confermato anche dal fatto che uno dei chirurghi prende nota su di un modulo cartaceo di ciò che si sta facendo. Si nota, in quest’operazione, l’asportazione di un grosso organo che, come già detto, per la posizione sembrerebbe essere un fegato anche se appare molto più grande in proporzione alla capacità complessiva dell’addome, di forma all’incirca circolare. Un’altra possibilità è che quest’ultimo possa però anche essere qualcosa di assimilabile ad un polmone. Un’altra ancora può essere quella che un ipotetico apparato respiratorio sia stato asportato assieme allo scudo toracico, in quanto si è riscontrato un taglio della pellicola in corrispondenza dell’asportazione di questo (ci ritorneremo in seguito), e non si conosce la lunghezza della parte eliminata di pellicola. Pertanto è ovvio pensare che tale segmento potesse contenere sequenze diverse dalla mera asportazione della placca toracica.

 

L’utero

Si nota, poi, nella zona pubica, prima la recisione e poi l’asportazione di un organo che si tenderebbe ad assimilare ad un utero femminile umano, ma che presenta una forma molto più allungata, senza strutture riconducibili alle ovaie, e che appare collegato a qualche altro organo presente in prossimità, se non addirittura all’interno della cassa toracica, tant’è che il chirurgo recide la parte superiore di questo "utero" che si trova praticamente al centro dell’addome pur sembrando essere collegato internamente al presunto organo sessuale femminile. Dopo la recisione e la successiva asportazione di questo "utero", l’inquadratura cambia, inquadrando ora il lato sinistro dell’essere, consentendo di vedere un particolare non troppo visibile. Dal bordo inferiore dell’apertura addominale, quello soprastante l’organo sessuale esterno, si nota la fuoriuscita di un umore biancastro e piuttosto denso. In un soggetto umano normale, in questa zona non è presente nessun tipo di struttura contenente questo tipo di sostanza, il che fa pensare che in quella zona vi è qualche tipo di organo completamente sconosciuto all’anatomia interna umana.

Un’altra osservazione che pensiamo vada fatta, è quella che le mani del chirurgo nell’operare sugli organi interni, sono relativamente poco sporche di sangue. Naturalmente questo può dipendere da innumerevoli fattori, ad incominciare dalla cattiva qualità del filmato (con poco contrasto), dalla caratteristica di impermeabilità del lattice di gomma dei guanti chirurgici indossati dagli operatori, per finire con quella di differenti caratteristiche biochimiche di quello che, nella creatura allo studio, sembra fungere da fluido ematico. Purtroppo non si hanno elementi di valutazione indicativi in tal senso.

 

Il cerebro

Dopo quello che sembra l’espianto degli organi interni, i chirurghi passano all’asportazione dapprima della calotta cranica e, poi, di quello che dovrebbe essere l’organo cerebrale. A questo punto si evidenziano ulteriori differenze morfologiche esistenti fra gli esseri umani e la nostra creatura aliena che, a questo punto, appare essere solo esteriormente molto simile a noi.

I chirurghi iniziano a segare la calotta cranica, operazione, questa, che sembra essere abbastanza laboriosa. A questo punto c’è un taglio della ripresa (su questo particolare, riscontrato anche nell’asportazione dello scudo osseo del torace, torneremo in seguito), che prosegue con un’inquadratura sul cranio già aperto. Vi è poi la successiva incisione di una sacca a prima vista trasparente che ricopre il cerebro, assimilabile alle nostre meningi, e poi la vera e propria asportazione di tale organo. La prima cosa che si è notata è una notevole piccolezza del cervello rispetto al presumibile volume interno della teca cranica, il che ci ha portato a definire forse più correttamente l’organo asportato come "calotta cerebrale". Infatti questo sembra riempire solo la parte superiore del cranio e non la ampia cavità posteriore dello stesso, così evidente e pronunciata. Nel riporre, poi, il cerebro in una bacinella d’acciaio d’uso comune in un ambiente operatorio, si nota, per qualche istante, che alla mano sinistra del chirurgo che ha riposto l’organo in questione, è rimasta come attaccata una voluminosa "massa" organica non ben identificata, racchiusa come in una sacca trasparente. Questa "massa", però, non si è sicuri se appartenga al cervello stesso, o sia qualcosa d’ausiliario a questo collegato. Tale "massa" organica sembrerebbe poi essere "scivolata" forse nello stesso contenitore ove viene deposta la calotta cerebrale. Il chirurgo, in seguito, ritorna con le mani ad operare nel cranio dell’essere, allorquando si nota distintamente bene l’assenza della massa prima ivi aderente. Si procede, quindi, ad estrarre un altro organo all’apparenza spugnoso e più simile a qualche sorta di ghiandola o ad un tessuto adiposo umano, pur non essendo strutturalmente assimilabile con nulla di specificatamente umano.

La calotta cerebrale della supposta creatura aliena studiata, appare subito differente da un normale cervello umano almeno per un altro particolare. Non sembra esserci una suddivisione dell’organo nei due emisferi e lobi caratteristici della specie umana. A questo punto si può ricordare che la suddivisione principale in due lobi del cervello umano in due emisferi è, notoriamente, più evidente negli uomini e meno nelle donne. Questa ultima constatazione ci porta, ancora una volta, a formulare la seguente deduzione di tipo antropologico-evolutivo. Dai calchi interni di diversi crani fossili appartenenti ai vari stadi dell’ominizzazione, si è notato come la caratteristica suddivisione in emisferi e lobi fosse molto più evidente negli esemplari più antichi e, con il passare del tempo, sia andata attenuandosi fino ad arrivare a quella conformazione fisica che oggi contraddistingue il nostro cervello. Quindi, traendo le ovvie conclusioni, si può comodamente avanzare l’ipotesi che l’essere del filmato (che appare essere di sesso femminile) appartenga ad una specie di essere vivente umanoide, plausibilmente extraterrestre, più evoluta biologicamente di quella umana, contraddistinta da una fisiologia e morfologia organica oggi solo ipotizzabile per via di principio, riconducibile ad un essere umano molto più antico e, quindi, evoluto dal punto di vista antropologico-culturale.

Nella parte in alto a sinistra è possibile notare, chiaramente, il cervello dell’essere nel momento in cui viene adagiato nella bacinella. Nella parte centrale destra della foto, invece, è importantissimo notare la "massa sospetta" attaccata alla mano sinistra del chirurgo. Tale massa, nei fotogrammi successivi, dopo un taglio della pellicola, non compare più, pur rimanendo logica la sequenza delle azioni del chirurgo che ritorna nella teca cranica per prendere un altro organo "spugnoso" più piccolo.

 

Un'associazione impossibile

Nel complesso del quadro clinico anatomico descritto, relativo alla supposta creatura aliena studiata, si nota chiaramente una disposizione completamente diversa degli organi interni ed un'impossibile loro associazione a quelli tipici umani. La mancanza maggiore è quella di una struttura simile ad un intestino o visceri e di organi respiratori assimilabili ai nostri polmoni che, però, potrebbero essere stati asportati in una sequenza filmata non compresa in quelle note e diffuse, come già detto.

Si alludeva, prima, a dei tagli della pellicola relativi all’asportazione della cassa toracica e della calotta cranica. Un’osservazione che ci sembra giusto fare è che, proprio per ciò che si è detto prima riguardo la laboriosità presentata dalle diverse fasi di segamento delle strutture ossee, potrebbe darsi che questi tagli in corrispondenza di tali operazioni chirurgiche siano dovuti proprio alla conseguente lunghezza dell’operazione stessa. Quindi potrebbe risultare ovvia, in sede di scelta dei pezzi di filmato da riversare in una pellicola d’archivio militare a fini documentari "interni" all’establishment USA e non (come sembra essere quella nelle mani di Ray Santilli e da noi analizzata nel presente contesto), che tali parti siano state scartate perché molto lunghe e di interesse medico-antropologico specifico rispetto al contesto generale di tale documento. Alla luce di tale ipotesi (struttura ossea particolarmente compatta), peraltro non suffragata da nessun altro elemento di prova indiziaria, si potrebbe rivedere la discussione fatta a proposito della ferita d’arma da fuoco presente sulla parte fronto-parietale sinistra della creatura qui in esame. Un’altra ragione dei numerosi "tagli" presenti nel filmato diffuso da Mr. Santilli, potrebbe essere quella di fornire "intenzionalmente" al pubblico un’informazione sommaria, poco dettagliata e, quindi, "dubbia" sotto il profilo generale.

 

Nessuna deformazione professionale

Naturalmente le osservazioni fatte fin qui sugli aspetti clinico-anatomici dell’essere, sono di per sé contestabili sotto il profilo delle conoscenze mediche; alcune, forse, saranno state il risultato di un’analisi errata, non fosse altro perché coloro i quali le hanno espresse non sono né medici né patologi, ma dei ricercatori che si sono opportunamente documentati sugli argomenti trattati. È pur vero, però, che si è cercato di esprimere nel modo più oggettivo e chiaro possibile tali nostre osservazioni, considerazioni e descrizioni, forse proprio in virtù del fatto di non essere degli specialisti del ramo medico, ma dei ricercatori con ampi orizzonti di indagine e conoscenze personali approfondite in materia ufologica. Come si sarà notato, non si è voluta affermare l’origine extraterrestre dell’essere in esame, ma solo prospettare una coerenza di tale ipotesi con i dati attualmente in nostro possesso, lasciando ogni ipotesi definitiva al lettore. Forse ancora in virtù del fatto che coloro i quali scrivono non sono dei medici, potrebbe darsi che non ci si sia lasciati condizionare dall’ottica errata del rigore scientifico talora cieco e bigotto, derivante dalla "deformazione professionale" tipica degli "esperti ufficiali". Quanto detto fin qui, quindi, è solo il risultato di ragionamenti logici portati avanti basandosi su intuizioni, similitudini e differenze con quello che noi conosciamo e che la nostra "forma mentis" riesce a concepire.

La conclusione più ovvia, quindi, è che non si possa affermare con certezza che la creatura del filmato sia realmente un extraterrestre ma, allo stesso tempo, non si può neanche non considerare l’assurdità alla quale si perverrebbe sostenendo che sia un essere umano con qualche malformazione di sorta; quindi, al momento, l’ipotesi di un’origine extraterrestre risulta essere ben più che una semplice eventualità.

 

Le misure protettive

C’è da notare, poi, un ulteriore dato di fatto. L’équipe medica che effettua la dissezione del presunto alieno è composta in tutto da 4 elementi: un chirurgo, due assistenti e un osservatore posto all’interno di una sorta di cabina dotata di una finestra per una visione sull’interno della sala autoptica. I primi tre indossano una tuta altamente protettiva, mentre il quarto, cioè l’osservatore, indossa solo un camice bianco ed una mascherina antisettica. Tali misure di sicurezza, in uso anche oggi in tutto il mondo, sono di routine solo nei casi di autopsie su soggetti contaminati da sostanze radioattive o altamente infettive. Ora, escludendo, per le ragioni sopra esposte, l’ipotesi che il soggetto sia un essere umano contaminato da qualche agente chimico o batteriologico e/o da radiazioni ionizzanti (il che, come dimostrato nel presente studio, non trova conferma alcuna nel tipo di alterazione, o meglio di differenziazione organico-strutturale nel soggetto umanoide in questione), le tute protettive non hanno alcuna giustificazione plausibile. Nel caso in cui, però, ci si trovasse di fronte ad un'entità biologica del tutto nuova, diversa, ovvero aliena, potenzialmente in grado di trasmettere qualche tipo di agente virale e!o chimico-patogeno letale per l’essere umano, tali misure protettive sarebbero pienamente giustificate.

 

La giusta collocazione

Un altro elemento importante, in funzione dell'esatto svolgersi procedurale dell'autopsia, riguarda gli strumenti e le tecniche chirurgici utilizzati. Questi, antiquati per il giorno d'oggi, consentono di collocare temporalmente l'evento filmato tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta. Inoltre, si consideri, che ciascun chirurgo o anatomo-patologo utilizza a suo piacere gli strumenti che ritiene più opportuni: nel nostro caso, a parere di tecnici autoptici dell'Università di Roma, essi corrisponderebbero a quelli in uso nel periodo interessato ed in alcuni casi usati ancora oggi. Fattori quali la speditezza dei gesti operatori, delle procedure, nonché l'ambientazione generale della scena, indubbiamente la collocano non in un set cinematografico, ma all'interno di un ambiente medico formato da quattro pareti, di cui munita di vetri. Si ritiene pertanto che i medici possedessero una certa esperienza in operazioni su organismi del genere (probabilmente alieni) e quindi fossero in possesso di un bagaglio di conoscenze fisico-anatomiche in retaggio di qualche altro (almeno uno) incidente con conseguente recupero di organismi dello stesso tipo. Da questo punto di vista risulta comunque fondamentale la presenza, accertata da ricercatori esclusivamente britannici ed italiani (del CUN), del filmato di un'autopsia su un organismo identico, ma integro, svoltasi presumibilmente in momenti posticipati rispetto a quella oggetto della nostra analisi. In effetti, quindi, non è dato sapere quante autopsie di questo tipo siano state eseguite in un arco di tempo che, secondo alcuni ricercatori, va dal 1946 ai primi anni Cinquanta.

 

Conclusioni

E' nostra convinzione, a differenza di altre teorie esposte in merito, che il filmato in discussione non appartenga al crash di Roswell del luglio 1947. Bensì ad un incidente verificatosi successivamente al predetto periodo. Ogni altra considerazione in merito all'autenticità dell'oggetto del nostro studio, è lasciata alla capacità di osservazione, critica e valutazione, di ogni singolo Lettore.

 

Nota:

I principali articoli sui filmati del cosiddetto Santilli Footage e Tent Footage sono stati pubblicati sui seguenti numeri di Notiziario UFO: n.1 (luglio-agosto '95); n.2 (settembre-ottobre '95); n.3 (novembre-dicembre '95); n.4 (gennaio-febbraio '96, con videocassetta dedicata all'autopsia); n.5 (marzo-aprile '96); n.6 (maggio-giugno '96); n.7 (luglio-agosto '97); n.8 (settembre-ottobre '97).

 

Fonte: Il Giornale d’Italia (quot.) del 13/mag/1980 - pag.8 (Gli extraterrestri? Hanno solo un naso diverso dal nostro - di Peter Graham).

Fonte: OMNI (ed. italiana) n°19 del19/giu/1983 - pag.67 (ET ci somiglia)

Fonte: Corriere della sera (quot. MI) del 12/sett/1993 - pag.27 (Homosauri, mancati signori del pianeta - di Viviano Domenici).

La struttura della presunta creatura aliena è stata calcolata in base al rapporto esistente (in un individuo umano normale) fra la lunghezza del piede e l’altezza dell’individuo stesso. Tenendo conto che, il pollice di una mano umana è lungo circa 6 cm, mentre nella foto ritraente la mano di uno degli operatori (chirurghi) nell’atto di manipolare uno dei piedi dell’essere (Cfr. foto sul n°2 di Notiziario UFO in copertina) ha una lunghezza apparente di circa 3 cm, è stato dedotto che, il soggetto disteso sul tavolo autoptico è ridotto di circa il 50% rispetto alle sue dimensioni reali. A questo punto, è stata misurata la lunghezza apparente del piede dell’essere ed il valore ottenuto (10 cm) è stato moltiplicato per 2; il risultato così ottenuto (20 cm) corrisponde alla lunghezza reale del piede in questione con un’approssimazione di (1 cm. Poiché il rapporto tra la lunghezza del piede e la statura, in un individuo umano ben proporzionato (come lo è anche il presunto alieno in questione), è espresso dal valore numerico 6.7, moltiplicando questo coefficiente di proporzionalità per la lunghezza del piede espressa in centimetri si ottiene il valore della statura sempre in centimetri di un qualsiasi essere umano, ma anche del nostro essere, con un’approssimazione, in entrambi i casi, di (2 cm. Applicando il metodo di calcolo in questione alla creatura oggetto del nostro studio, moltiplicando cioè 20 (lunghezza del piede espressa in cm) per 6.7 (coefficiente di proporzionalità fra piede e statura) si ottiene una statura di 134 ( 2 cm.)

I test di medicina consultati sono i seguenti:

‘ Dizionari pratico di terapia medica’ di G. Folli e E. Vitolo - Ed. Masson - Italia 1984

‘ L’infermiere professionale’ di G. Casolo e A. Miani - Ed. Soc. Ed. Universo 1971

‘Harrison’s - Principi di medicina interna e terapia’ Ed. It. a cura di Luigi Villa - Ed. Dott. F. Vallardi.

‘Atlante a colori dell’esame fisico del paziente’ Ed. It. a cura del Dott. Massimo Bratto (spec. in pediatria all’Un. Di Napoli) - Ed. Mediserve 1991 - Lilly.

‘Manuale di pediatria’ di E. Schwarz Tiene (Dir. Della Clinica Pediatrica dell’Università di Milano) - Ed. Ambrosiana , rist. 6° ed. del 1977.

Vedi al riguardo quanto finora emerso attraverso il FOIA (Freedom Of Information Act) ed ammesso dagli stessi governi di USA, Russia, Gran Bretagna, Francia, etc.

Cfr. n°7 di Notiziario UFO pag.28-30.

Le trasmissioni a cui si fa riferimento sono quelle andate in onda su RAIDUE il 16-17-18 ottobre del 1995.

In ambito fisiologico umano, difatti, il processo di coagulazione del sangue in un cadavere alla temperatura di 20-30 °C inizia circa due ore dopo il decesso e si conclude dopo circa 48 dall'exitus. Con la diminuzione della temperatura il tempo di coagulazione rallenta, mentre con l’aumento della stessa accelera. Solo il congelamento dell’intero corpo blocca il processo degenerativo ematico-tessutale noto come decomposizione organica.

Per le nozioni di tipo antropologico evolutivo, le immagini riguardanti la postura e l’evoluzione cranica, si sono consultati i seguenti testi:

‘Il bipede barcollante, corpo, cervello, evoluzione umana’ di Philip V. Tobias -pag.12, 24 (fig.5), 26 - Ed. Mondadori

DeAgostini , Collana Discovery 1996.

‘Paleoantropologia’ di Philip V. Tobias - pag.49-65 - Ed. Mondadori De Agostini , Collana Discovery 1995.

‘LUCY, le origini dell’umanità’ di Donald Johanson e Maitland Edey - pag.33 - Ed. Mondadori, Varia Club


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