Rozzano (Mi), Conferenza di Carlos Diaz, con il fisico Gian Piero Abate e Adriano Forgione direttore di Hera 

 

Intervallata dal canto di Flavia Vallega – impegnata in un lavoro con Franco Battiato e di cui quindi presto sentiremo molto parlare - si è svolta sabato 18 novembre, a Rozzano (Mi), la Conferenza aperta al pubblico di Carlos Diaz, che ha visto come protagonisti anche il fisico Gian Piero Abate e Adriano Forgione, ben conosciuto come validissimo direttore della rivista Hera.

Gian Piero Abate da Pordenone è stato presentato quale fisico e teologo, abbinamento che ormai comincia a non essere più tanto strano quando si parla di scienze avanzate. Ci ha proposto uno studio che unisce le due materie, contribuendo a riformare un quadro, un modo di ragionare e collegare le acquisizioni, che la razza umana ha spezzato qualche migliaio di anni or sono. Qui di seguito i punti salienti del suo interessantissimo intervento.

Un cambiamento nel modo di considerare la fisica, così come è avvenuto negli ultimi vent’anni, sembra essere legato alla diversa percezione che cominciamo ad avere dell’essere umano. La realtà è sempre stata considerata quadrimensionale, ma i contributi dati dalla teoria della relatività e dalla fisica quantistica di Max Planck ci hanno indicato che la realtà è quadrimensionale e in essa l’asse del tempo non ha una direzione precisa o unica: il tempo infatti sembra poter scorrere liberamente. La massa di un oggetto materiale deve essere considerata come un’energia che si propaga nello spazio-tempo.

Diversamente da come affermato dai soliti canali ufficiali, non è vero che dallo spazio sondato con certe frequenze, alla ricerca di una risposta, non siano mai arrivate repliche. In seguito all’invio di onde sulla banda dei 1420 MHz (banda compresa tra lo spettro dell’Idrogeno e quella del radicale –OH) il 15/8/77 l’osservatorio statunitense denominato Big Ear, all’ora locale 23.16, ha registrato una risposta coerente, di intensità molto elevata rispetto alla banda di frequenza sottostante, che è stata identificata con 6EQUJ5, cioè esattamente il tipo di risposta che ci si aspettava, un codice legato a parametri di fisica-chimica. Da allora gli scienziati si stanno scervellando per giustificare il fatto che questa risposta DEBBA essere un "bidone".

Affrontando l’argomento dei buchi neri, Abate ha approfondito il concetto che essi costituiscano un "gate" per altri universi.

La fisica classica funziona per noi, che siamo collocati tra il piccolissimo e l’enorme. Ma se l’applichiamo alle particelle o all’universo, non funziona più. Noi siamo immersi in un cosmo nel quale l’energia si propaga in svariatissimi modi. Gli stessi fenomeni che osserviamo, stante la diversa direzione che la funzione tempo può assumere, potrebbero persino non avvenire nella sequenza che a noi pare di osservare. Qui Abate ha fatto un riferimento ai suoi approfondimenti teologici, citando dalla Bibbia la denominazione "Dio dei Viventi": se noi siamo un pezzo di massa, creati per essere eterni, siamo sempre viventi. Il fatto di avere un’errata percezione del tempo dovrebbe farci riconsiderare non solo la teoria della reincarnazione, ma persino eventi quotidiani come la nascita e la morte, che diventano solo apparenti, poiché noi saremmo in realtà un’unica incarnazione: siamo energia che si propaga nello spazio. Sicché, essendo noi sempre viventi, il nostro è un Dio dei Viventi.

Le esplorazioni del cosmo ci hanno fatto capire che anche lo spazio tra una stella e l’altra non è mai vuoto. Ciò che noi consideravamo vuoto non esiste, è forma. Anche il pensiero è una forma di energia e quindi può tradursi in azione, cioè le nostre capacità di pensiero sono capacità di materializzazione. Da qui deve trarre radici il principio di causa-effetto, nel quale fisica, filosofia e spiritualità trovano terreno comune.

Abate ha concluso il suo intervento con una famosa frase di Einstein, su cui val sempre la pena di soffermarsi: "Scienza senza religione zoppica, religione senza scienza è cieca".

E’ stata quindi la volta di Adriano Forgione, che ha "steso" la platea presentando innumerevoli esempi di Crop Circles, con annessi diagrammi e interpretazioni, in alcuni casi di livello un po’ elementare (ma, ahimé, chi scrive è un’iperspecialista addetta ai lavori).

Forgione ha presentato i Crop Circles come un fenomeno che è stato correlato agli UFO e ai misteri iniziatici dell’antichità. Essi rappresentano ormai un fenomeno scientifico, perché si possono studiare con svariati tipi di mezzi e sono stati presentati anche sulla stampa scientifica ufficiale, grazie alla possibilità di rilevamento strumentale.

Essi sembrano provenire da un ologramma, uno stampo energetico che dà l’impronta al terreno, diretto da un’intelligenza.

Il fenomeno "acqua" nei Crop Circles è importante, è un indice diretto di quello che sta accadendo al nostro pianeta.

L’intervento di Forgione è stato qui interrotto per dare spazio a un inciso preordinato di Abate sull’acqua nello spazio quale unico mezzo di comunicazione di messaggi su scala universale.

Il suo intervento era rivolto a rivelare al pubblico alcuni studi effettuati sul campo magnetico terrestre. I suoi colleghi fisici in Antartide hanno rilevato che l’asse terrestre "pendola" molto più di quanto non abbia mai fatto, l’asse magnetico sta oscillando con ampiezze che non hanno precedenti e ogni tanto … sparisce! Poiché è stato rilevato che in questi frangenti la Terra non si ferma, si son dovute aggiornare le informazioni relative all’asse magnetico, che quindi non risulta più legato alla rotazione del pianeta. Il fenomeno deve invece essere considerato un passaggio di tipo energetico, che sta portando la biologia circostante in una nuova realtà. E’ un fenomeno che avviene in modo progressivo e di cui stiamo registrando gli eventi.

Se pure da un punto di vista spirituale qualche idea l’avesse, come fisico Abate non ha potuto dire nulla sull’origine di questo misterioso fenomeno. Egli ha sottolineato che i campi vibrazionali cui è sottoposto il pianeta variano di frequente e che persino i principi attivi nelle piante medicinali stanno cambiando localizzazione. Il nostro campo magnetico vibra con una pulsazione più alta.

A questo punto è stato proiettato un filmato di Greg Bradley, secondo il quale l’acqua, sottoposta a vibrazioni di intensità crescente, formerebbe schemi geometrici – una geometria "sacra" - di crescente complessità sulla base dell’incrocio di una miriade di cerchi – il che richiama una possibile modalità di formazione dei Crop Circles.

Come l’acqua sembra adeguarsi allo stimolo vibrazionale, e come la Terra deve assoggettare i suoi modelli energetici e cambiare, così l’Uomo: il pensiero e, ancor più, l’emozione e il "sentire" sono vibrazioni, e ognuno di noi possiede questi modelli vibratori.

Alla ripresa, dopo il filmato, Forgione ha proseguito commentando altre immagini. La geometria sacra, visibile nell’acqua e nei Crop Circles, risale a un tempo molto lontano, databile fino a ottomila anni or sono. Gli esperimenti con l’acqua gettano luce su come la vibrazione e l’energia penetrino nella materia.

I Crop Circles si formano sopra siti ricchi di acqua e, dato che la loro complessità è stata via via crescente negli anni, potrebbero essere lo specchio del fatto che la Terra si stia spostando a un piano di vibrazione più alto. E forse "qualcuno" sta utilizzando l’energia vibrazionale della Terra per imprimere queste forme.

Alcuni Crop Circles sembrano essere rappresentazioni simboliche del Sole. Forgione ci ha posto la sua interpretazione, secondo la quale la Terra starebbe reagendo al cambiamento energetico in atto all’interno della nostra Stella. Negli ultimi anni, infatti, la NASA ha preso in seria considerazione lo studio dell’attività solare, e delle esplosioni sigmoidi in particolare, che interessano tutto il sistema solare. Uno dei Crop Circles mostrati era rappresentato con 33 raggi, e qui veniva sottolineato come il numero 33 rappresenti, simbologicamente, la morte e la rinascita.

Il terzo intervento, per la verità molto atteso, è stato quello di Carlos Diaz, per la settima volta in Italia, per la quale ha avuto parole di molto affetto.

Il suo interesse si è centrato soprattutto sul concetto di uguaglianza tra esseri umani, in quanto appartenenti della stessa specie. Il pensiero "ecologico" un po’ New Age ha permeato tutto il suo intervento, che ha presentato lo schema del classico show americano – da questo punto di vista, per la verità, ci saremmo aspettati un po’ più di serietà.

Ci ha mostrato qualche spezzone di filmato per riassumere le sue vicende e mostrarci il panorama in cui avvengono gli incontri con gli "oggetti", anche se questa parola non può descrivere precisamente quelle forme di luce pulsante e colorata, che cambia intensità, che rappresentano il fenomeno unico con cui Diaz viene in contatto. E che è quasi certamente un fenomeno reale.

Ci è stato poi presentato un altro piccolo filmato, che Diaz ha dichiarato non essere passato in nessun’altra Nazione, le cui scene più importanti invece erano già state presentate all’ultimo Congresso di Ufologia, a San Marino, da Michael Hesemann. Dal punto di vista delle novità, quindi, per gli addetti ai lavori, c’è stato ben poco, considerando che ci si sarebbe aspettato qualcosa di più anche relativamente alle descrizioni degli incontri, dei fenomeni fisici, del cambiamento personale di Carlos, dei sogni che fa o dello scambio comunicativo con gli esseri che afferma di incontrare (ma che non sappiamo se veda). La speranza di un approfondimento può essere rimandata a febbraio, data in cui Diaz tornerà in Italia per presentare il suo libro? L’impressione è che si voglia costruire molto intorno a un fenomeno certo ma per nulla seriamente approfondito. Francamente non abbiamo molte speranze che un libro possa raccontare quello che le parole di un uomo, pur schietto e certamente dotato di grande carica umana, non riescono ancora ad articolare.

Un punto d’onore di questa giornata va certamente riconosciuto all’Associazione "Il Colle", che in pochissimo tempo è riuscita a predisporre lo scenario di questa Conferenza, aggiungendoci un tocco di classe.

Lo schema della Conferenza ha condotto gli ascoltatori a un passaggio da materie scientifiche a rilievi di tipo umanistico, e in questo senso ha rappresentato una novità per la coerenza con cui è stata progettata. Sono esperimenti da ripetere, perché le idee che scaturiscono in questo modo sono molte.

E mi si permetta una riflessione: la gente è venuta per ascoltare Carlos Diaz, ma il contenuto che più poteva costituire materia di riflessione personale è stato porto da Abate e Forgione. Ma se ci fossero stati solo loro, il pubblico sarebbe accorso? La ricerca italiana, che è una fra le più valide, deve farsi ascoltare passando per l’estero?

Ciao a tutti, mandate commenti, li aspettiamo.

Giulia Maria d’Ambrosio, medico psicoterapeuta, componente del PARSEC


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